Bulbo e deriva

Il  bulbo  di  Vilmy

Era da tempo che ci pensavo.  Staccare la deriva dallo scafo e vedere in che condizioni era la zona che si congiunge all'opera viva.  Quando tiravo in secco la barca, notavo sempre che la linea di giunzione, tra la deriva e lo scafo, era contrassegnata da una striscia di umidità che faticava ad andare via.  In alcuni punti era presente anche un continuo gocciolamento che durava settimane. I bulloni di fissaggio li avevo già controllati qualche anno prima.  In sentina avevo tolto i vari grumi di stucco che racchiudevano i 14 dadi.  Svitavo 2 o 3 dadi per volta. Premendo poi sulle viti prive di dado, le facevo cadere all'esterno. Dopo il controllo le rimettevo in opera sigillandole con stucco epossidico. Poi ne svitavo altre 3 e così via. Tutte le viti e i dadi erano in perfetto stato, ancora lucide, come nuove. Soltanto che, delle 14 viti verificate, 7 erano risultate bagnate. Dalla loro sede è continuato a gocciolare acqua per alcuni giorni.
Le teste delle viti sono allogiate, sulla deriva, in sedi ricavate dalla lamatura dei fori, cosi da portare le loro teste a filo della superficie.Le viti sono del tipo a testa esagonale M12x60 con stampigliato sulla testa "A4 - 70". Queste diciture stanno ad indicare: per A4 un acciaio inox Austenitico, AISI 316, e per 70 la sua classe di resistenza.
 
Apro una parentesi per dire alcune cosette sulle viti in acciaio inox, che possono venire utili quando le dobbiamo andare a comperare.Tutte le viti e dadi inox, devono riportare una marcatura per indicare tre caratteristiche importanti: la qualità dell'acciaio, la classe di resistenza ed il marchio del fabbricante.  La qualità è indicata con una lettera ed un numero:   A1, A2, A3, A4, A5 per indicare acciai Austenitici (Gli AISI classe 300) cioè con percentuali alte di Cromo e Nichel, più altri componenti in percentuali minori. Le sigle C1, C3, C4, per indicare acciai Martensitici, con una percentuale alta di Cromo e minore di altri componenti (AISI classe 400). La sigla F1, per indicare acciaio Ferritico. La Classe di Resistenza è indicata con un numero ricavato da una serie di tre:  50,  70,  80, che sta ad indicare il carico di rottura della vite che è, rispettivamente, di 500 N/mm2, 700 N/mm2  e  800N/mm2.  Per dare un'idea della loro resistenza, si consideri che un peso di 687 N (Newton) corrisponde ad una massa di circa 70Kg. Ovvero, nel nostro caso, una vite M12 reggerebbe una massa superiore a 5.500 Kg. Sull'Arpège ce ne sono 14 e il bulbo pesa "solamente" 1200Kg.  Le viti inox che comunemente acquistiamo, sono marcate A2, AISI 304, con 70 per classe di resistenza. Quelle marcate A4 ( come quelle dell'Arpège) sono AISI 316 e contengono, in lega, anche un 2-3% di Molibdeno che conferisce loro un'altissima resistenza alla corrosione. Naturalmente sono anche più costose.
 
Così due anni fa mi sono deciso a staccare la deriva per una verifica. Naturalmente ho fatto fare il tutto a un cantiere dotato anche di Sabbiatrice. La zona di attacco della deriva allo scafo è a forma di calice. Vi abbiamo trovato dentro poco meno di mezzo litro d'acqua di mare, ma la ghisa non mostrava alcun segno di ruggine. Effettivamente senza ossigeno, la ruggine non si forma. La deriva è stata sabbiata, stuccata e protetta con tre mani di epossidica. Poi rimessa al suo posto e fissata all'opera viva con i suoi vecchi bulloni e dadi. Ora navigo più sereno. Ho potuto constatare la validità progettuale e la qualità dei materiali con cui Michel Dufour ha realizzato questa stupenda barca.